sabato 15 giugno 2013

Bishma Parva cap. 86-89 Un sunto del Maha-Bharata

88: La Bhagavad-gita

In quel momento il figlio di Pandu, seduto sul carro con l'emblema di Hanuman, avendo visto il possente esercito nemico schierato con grande sapienza tattica, disse a Krishna:
"O infallibile, guidami tra le due armate così che io possa vedere chi, in disprezzo della propria vita, è venuto a partecipare a questa guerra."
Condotto da Krishna nel mezzo dei due schieramenti, Arjuna scorse i suoi parenti e amici, tutti armati e pronti a morire. Prevedendo il tragico destino che attendeva la maggior parte di loro, fu sopraffatto dalla compassione e con voce tremante per l'emozione disse:
"Krishna, dopo aver visto tanti che conosco e mi sono cari, ho perso la voglia di combattere. Come posso scagliare le mie armi contro i miei amici e parenti, che amo e rispetto più di ogni altra cosa? Io credo che da questa guerra non possa venire fuori niente di buono. A che ci servono gli onori e le ricchezze se li conquistiamo al prezzo della vita altrui? La morte di queste persone causerebbe solo grandi dolori e disordine in tutto il mondo e noi, che crediamo di essere virtuosi, saremmo macchiati dal peccato per l'eternità."
Dicendo queste parole, Arjuna gettò in terra il suo arco e le sue frecce, e si sedette sul carro, disperato, con la mente ansiosa e le mani rese malferme dall'agitazione.
A quel punto disse:
"O Govinda, io non combatterò."
Vedendo Arjuna depresso a causa della compassione che sentiva per tutti i suoi cari, Krishna disse:
"Mio caro Arjuna, quelle che hai detto solo apparentemente sono parole giuste. In realtà sei prigioniero di un'impotenza degradante che non conduce all'elevazione ma all'infamia. Non arrenderti alla pusillanimità, che non è degna di te. O devastatore dei tuoi nemici, abbandona questa debolezza meschina dal tuo cuore e sorgi!">
Arjuna, giungendo le mani in segno di rispetto, disse:
"O Madhusudana, mi sento confuso. Non so quale sia la cosa più giusta da fare. Per favore, dimmelo tu. Io sono tuo discepolo: istruiscimi."
E Shri Krishna cominciò a parlare:
"Il saggio non si lamenta nè per i vivi nè per i morti, in quanto sa che l'anima è eterna, che non nasce nè muore mai. Così come in questa stessa vita l'anima spirituale passa dal corpo di un fanciullo fino a quello di un anziano, in modo analogo al momento della morte passa in un altro corpo: una persona sobria non deve lasciarsi disturbare da questo fenomeno naturale."
"In questo mondo la sofferenza e il dolore appaiono e scompaiono periodicamente proprio come le stagioni; tali variazioni provengono dalla percezione dei sensi e non hanno realtà assoluta. Devi dunque imparare a tollerare senza esserne disturbato. Solo colui che raggiunge questo stadio di imperturbabilità è degno della liberazione. L'Uno che pervade tutte le cose è imperituro! Nessuna cosa ha il potere di distruggere questo Spirito Immutabile; combatti, dunque, con animo sereno."
"Quest'anima in essenza riflesso dello Spirito, non subisce mai le agonie della morte nè i traumi della nascita; nè avendo una volta conosciuto l'esistenza, sarà mai non-esistente. Quest'anima non muore mai, è eternamente vivente non toccata dalla magia del mutamento di Maya. L'anima è sempre costante attraverso tutti i cicli di disintegrazione dei corpi."
"Ma se anche tu credi che l'anima sia parte integrante di questo meccanismo di morti e rinascite, non hai ragione di lamentarti, in quanto la morte non sarebbe altro che un momento come un altro della storia dell'esistenza. La morte è certa per chi nasce, e certa la nascita per chi muore."
"Combattere è un tuo dovere naturale, che hai acquisito al momento della nascita e quindi devi farlo. In caso contrario la gente non crederà che tu l'abbia fatto per compassione, ma per paura, e il tuo nome sarà deriso per sempre. Un po' di coraggio ci salva da una grave paura."
"Tuttavia poichè credi che le tue azioni sarebbero macchiate dal peccato, ti spiegherò come potrai agire pur restando libero dalle conseguenze."
"Ci sono uomini che sono attratti dal linguaggio fiorito dei Veda, che raccomandano attività interessate allo scopo di raggiungere i pianeti celesti o nascite migliori per una vita di gioie e opulenze: essi sostengono che niente è superiore a ciò. Nelle menti di costoro non può attecchire la determinazione per il servizio devozionale al Signore Supremo. Ma tu devi ergerti oltre le influenze della natura materiale, trascendere questo mondo, e per ottenere ciò devi agire secondo i tuoi doveri prescritti, ma senza pretendere di gioire dei frutti delle tue azioni; la tua perfezione consiste dunque nell'atto stesso e non nell'esito che potrà rivelarsi piacevole o meno. Non devi mai essere attaccato al successo o provare repulsione davanti al fallimento, ma fa tutto come servizio disinteressato alla Suprema Personalità di Dio. Avari sono coloro che vogliono godere dei risultati delle loro azioni."
"Se dunque ti comporterai secondo tale coscienza spirituale, in questa stessa vita trascenderai ogni condizionamento, sarai libero dal ciclo delle morti e delle rinascite e raggiungerai lo stadio che è al di là di tutte le miserie."
Arjuna chiese:
"O Krishna, da quali sintomi si può riconoscere colui che ha raggiunto la trascendenza?"
Shri Bhagavan rispose:
"Colui che ha abbandonato ogni desiderio per la gratificazione dei propri sensi, che nascono dalla speculazione della mente, e quando questa, così purificata, trova soddisfazione solo nel sé, puoi essere certo che è situato in pura coscienza trascendentale. E colui che non è più disturbato dalle miserie della vita materialistica, che non gioisce o si lamenta nelle situazioni di felicità o di sofferenza, che è libero da attaccamento, paura e rabbia, è un saggio dalla mente ferma. Arjuna, l'attaccamento per le cose di questo mondo si può vincere solo provando un gusto superiore, altrimenti i sensi, che sono più impetuosi e inarrestabili del vento, trascineranno nuovamente l'anima condizionata nel pozzo dell'esistenza materiale. E' attraverso la contemplazione degli oggetti dei sensi che un uomo sviluppa attaccamento per essi, e per tale ragione perde la propria intelligenza. Ma se controlla i sensi servendosi dei principi regolatori della libertà, può ottenere la misericordia del Signore, riacquistare la propria intelligenza e raggiungere la vera pace. E al momento della morte può entrare nel regno di Dio."
Krishna continuò:
"O Arjuna senza peccato, a questo punto ti spiegherò meglio perchè ti sto esortando a combattere. Non puoi ottenere la perfezione astenendoti dall'espletamento dei tuoi doveri, poichè tutti sono forzati ad agire secondo le caratteristiche che la natura materiale ha imposto loro. In funzione di ciò se anche ritirassi i tuoi sensi dall'azione, la mente rimarrà comunque sugli oggetti dei sensi, e prima o poi ritorneresti su di loro. Per l'uomo che mortifica i sensi, solo in apparenza l'oggetto dei sensi sparisce lasciando intatto il desiderio; ma quando egli ha visto l'Altissimo anche il desiderio sparisce. Dunque ti dico di agire, ma in spirito di devozione; agisci offrendo le tue azioni a Vishnu, per la sua soddisfazione, e queste non ti legheranno al mondo fenomenico nè sarai nel peccato. Persino se tu fossi al di là di questo mondo e fossi già liberato, dovresti assolvere i tuoi doveri, poichè gli altri seguirebbero il tuo esempio e saresti causa di rovina per la società intera. Devi dunque armonizzare queste due cose, imparando a conoscere bene la differenza tra azione in spirito di devozione e azione motivata da interessi materialistici. Se tu Mi offri tutto ciò che fai senza volere nulla in cambio e senza credere che qualcosa ti appartenga, sarai libero da ogni peccato. Dunque, o Arjuna, combatti."
"Nessun uomo sfuggirà all'azione ritraendosi dall'agire; no, e nessuno giungerà con le sole rinunce alla perfezione. No, nessuna minima frazione di tempo, nessun tempo riposa senza azione; poichè la legge della sua natura lo costringe, sia pur di malavoglia, ad agire. (Poichè è azione di fantasia anche il pensiero.)"
"Colui che con corpo forte serve la mente e sacrifica le sue forze mortali ad un degno lavoro e non cerca guadagni, Arjuna!, tale uomo è da onorare. Compi l'opera tua! Qualunque cosa faccia un grande uomo, la massa procede sempre sulle sue tracce; il mondo segue la norma che egli stabilisce con il suo esempio."
"O figlio di Pritha, Io non ho bisogno di nulla e non desidero niente. Tuttavia mi presto all'azione. Sparirebbero questi mondi se Io non dessi pìù luogo a questo mio operare."
"Tutte le azioni avvengono per l'intrecciarsi delle forze della natura; colui che è traviato dal sentimento del proprio ego pensa: sono io colui che fa. Ma colui che conosce il rapporto fra le forze della natura e le azioni, vede come certe forze agiscono su altre e non ne diviene schiavo."
Arjuna chiese:
"Cos'è quell'energia che spinge un uomo a peccare, come se fosse costretto da una forza superiore?"
La Suprema Personalità di Dio rispose:
"Se uno medita sull'oggetto dei sensi, lì nasce l'attrazione; l'attrazione diventa desiderio, il desiderio s'infiamma di passione selvaggia; la passione genera l'incoscenza; poi la memoria completamente tradita fa dimenticare lo scopo nobile e insidia la mente finchè scopo, mente e uomo non sono che rovina."
"E' la lussuria, Arjuna, il nemico che tutto divora; essa nasce dal contatto con l'influenza della passione e poi si trasforma in collera. Questa lussuria non può mai essere saziata, brucia come il fuoco ed è l'eterno nemico della pura coscienza dell'entità vivente. O Arjuna, impara a controllarla fin dall'inizio, regola i sensi ed elimina questo assassino della conoscenza e della realizzazione spirituale."
"Ciò che è notte, cioè sonno, per tutte le creature, è luminosa veglia per l'uomo che ha l'autocontrollo. Lo stato apparente di veglia dell'uomo comune è percepito dal saggio com'è in realtà, uno stato di ingannevole sonno."
Shri Krishna continuò:
"Questa scienza suprema che ti sto offrendo è la stessa che in tempi antichi impartii a Vivashvan. Io ti sto introducendo nei suoi meandri perchè sei mio amico e devoto."
Arjuna chiese:
"Come puoi aver trasmesso questa conoscenza a Vivashvan, che è molto più anziano di te?"
Shri Bhagavan disse:
"Noi abbiamo vissuto molte esistenze, ma mentre Io posso ricordarle tutte, tu non ne sei in grado. Sebbene Io sia il non-nato, di millennio in millennio discendo in questo mondo nella mia forma trascendentale personale, ogni qualvolta si verifichi un declino nelle pratiche religiose. O Baharata, dovunque la virtù (Dharma) declina e il vizio (Adharma) predomina, Io mi incarno in un avatar. Appaio in forma visibile per distruggere il male e ristabilire la virtù. E chi viene a conoscenza della natura spirituale della Mia apparizione e delle Mie attività non prenderà più nascita in questo mondo materiale."
"Ora ricorda le differenze che esistono tra azione e inazione: colui che agisce libero dal desiderio di gratificazione dei sensi è un saggio i cui peccati sono stati bruciati dal fuoco della conoscenza perfetta; egli, sebbene si impegni in numerose attività, in realtà non agisce affatto e non si macchia di alcun peccato. Così, pur agendo in svariate maniere, si dirige verso la Meta Suprema. Tutto ciò devi impararlo da un maestro spirituale autentico, ponendogli domande e servendolo, e allora, se anche dovessi venire considerato dagli altri il peggiore dei peccatori, in realtà grazie a questa conoscenza trascendentale potrai attraversare l'oceano delle miserie materiali."
"Quindi con la spada della conoscenza recidi questo dubbio che ti risiede nel cuore, nato dall'ignoranza. Raggiungi con lo yoga l'unità dell'armonia e sorgi, o Arjuna!"
Arjuna chiese:
"O Krishna, prima Tu hai parlato di rinuncia all'azione, poi mi hai raccomandato l'azione devozionale. Puoi dirmi quale delle due è la migliore?"
E Shri Krishna disse
: "Entrambe conducono alla liberazione, ma di esse l'azione devozionale è la migliore, perchè comprende anche l'altra; infatti colui che non odia nè desidera i frutti del suo lavoro è già rinunciato e sciolto dalle catene della dualità. E' già completamente liberato. Lo studio analitico del mondo materiale (sankhya- yoga) e il servizio devozionale (karma-yoga) non differiscono affatto tra di loro e conducono allo stesso fine. Rinunciare ad agire senza impegnarti nel servizio devozionale non ti renderà felice, ed è anche pericoloso. Un saggio, sebbene sembri impegnato in normali attività mondane, in realtà le ha già trascese e vive felicemente persino in questo mondo."
Shri Bhagavan continuò:
"Dunque il vero rinunciante è colui che lavora come se vi fosse obbligato, con la mente distaccata dai frutti della propria azione. Questo è vero yoga: nessuno può diventare uno yogi a meno che non rinunci al desiderio per la gratificazione dei sensi. Ma devi imparare a controllare la tua mente, o Arjuna, la quale può essere la tua migliore amica o la tua più aspra rivale. Controllala, e liberati dai desideri e dal senso di possesso. Meditando su di Me, potrai raggiungere la Mia eterna dimora."
"Il Sè è l'amico del Sè trasformato ma nemico del Sè non rigenerato. Ogni volta che la mente inquieta ed incostante vaga lontano, per qualche ragione o per nessuna ragione, ritirala dalle sue distrazioni e falla ritornare unicamente al controllo di Sè."
Arjuna disse:
"O Madhusudana, il metodo di realizzazione che mi hai appena riassunto mi sembra difficile, in quanto la mente è troppo instabile e irrequieta, e credo che sia difficile da controllare ancora più del vento."
Krishna rispose:
"Tale impresa è sicuramente difficile, o figlio di Kunti, ma diventa possibile se segui una giusta disciplina. In tal caso il successo è assicurato."
Arjuna chiese:
"Cosa succede a colui che inizia il cammino della liberazione e per qualche ragione non raggiunge la meta? viene forse privato di ogni successo e perisce come una nuvola solitaria?"
La Suprema Personalità di Dio rispose:
"Colui che tenta la via della realizzazione e non conclude il cammino, dopo tanti anni di gioie nei pianeti dove vivono coloro che sono pii, rinasce in una famiglia di gente virtuosa, avanzata nella saggezza. E grazie a tale nascita, la sua coscienza divina si risveglia e riprende il cammino interrotto fino ad ottenere il successo completo."
"Questa natura materiale è composta di otto elementi, e oltre ad essa esiste un'altra energia, costituita dalle entità viventi che cercano di sfruttare a proprio vantaggio le risorse della materia. E sappi anche che oltre a queste esisto Io, che ne sono l'origine e la dissoluzione, che non vi è verità superiore a Me, e che tutto in Me sussiste proprio come le perle di una collana sono tenute insieme dal filo. Io sono l'origine di tutto, o Arjuna, e solo chi si sottomette a Me potrà attraversare il vasto e difficile oceano dell'ignoranza."
"Le otto qualità elementari che si trovano in ogni vita creata, dall'atomo all'uomo, sono: la terra,l'acqua, il fuoco, l'aria, l'etere, il movimento, la mente e l'individualità."
"Qualunque incarnazione un uomo veneri con fedeltà, sono Io che rendo salva la sua devozione. Assorbito nell'adorare con mente profonda quell'incarnazione, il devoto guadagna i frutti delle sue aspirazioni. Eppure quegli esaudimenti sono concessi da Me solo."
"Senza alcun dubbio qualunque sia lo stato dell'essere che si ricordi nell'abbandonare il corpo, quello sarà lo stato che si otterrà. Raggiunge il Supremo, Fulgente Signore colui, o Arjuna, la cui mente stabilizzata dallo yoga rimane inamovibilmente fissa nel pensiero di Lui."
Il Signore Supremo continuò:
"Mio caro Arjuna, poichè tu non sei invidioso di Me, ti impartirò la conoscenza più confidenziale. Questo intero universo è pervaso dalla Mia forma non manifestata e tutti gli esseri sono in Me, ma Io non sono in loro. Io sono il Creatore e il Mantenitore di tutto ciò che esiste. Alla fine del millennio tutto torna in Me e per Mio volere tutto automaticamente si manifesta ancora per poi essere nuovamente distrutto. Io controllo tutti i fenomeni dell'universo."
"Dunque, per liberarti dai legami dell'azione, fai tutto offrendolo in sacrificio a Me. Pensa sempre a Me, diventa Mio devoto, offriMi omaggi; così assorto nella Mia persona sicuramente verrai a Me."
"Perfino quegli che ha il peggior karma, se medita incessantemente su di Me, rapido disperde gli effetti delle sue cattive azioni passate. O Arjuna, sappi questo con certezza: il devoto che pone in Me la sua fede non perirà mai."
Arjuna disse:
"Tu sei la Suprema Personalità di Dio, il rifugio ultimo, il più puro, la verità assoluta. Tu sei l'eterna e trascendentale Persona Suprema, il non-nato, il più grande. Tutti i saggi più puri come Narada, Asita, Devala e Vyasa confermano questa verità e ora Tu stesso me l'hai dichiarata. O Krishna, io accetto come verità qualsiasi cosa Tu mi abbia detto. Tu sei il Signore di tutto ciò che esiste. Ora, dunque, parlami delle Tue varie forme su cui posso meditare; descrivimi le Tue potenze infinite."
E il Signore, per accontentare il Suo intimo amico, le descrisse, poi gli mostrò la forma universale, ma se d'un tratto avvenisse in mezzo ai cieli l'esplosione solare di mille Soli che la Terra inondasse d'impensabili raggi, allora forse di quell'Uno Santo la maestà, il fulgore incomparabili, potrebbero diventare concepibili.
Il Signore Beato disse:"Io sono il Tempo che, nella sua avanzata, distrugge il mondo. Eccetto voi, i Pandava, i guerrieri dei due eserciti che si affrontano periranno tutti."
Confuso e sbigottito nel vedere quell'aspetto del Signore, Arjuna lo pregò di ritornare alla sua originale forma.
La Persona Suprema riprese la sua forma a due braccia e disse:"Chi nella vita agisce solo di me pensosoe a me s'abbandona, m'ama sopra ogni cosa; colui che mai non odia, che nulla può irretire, quello, figlio di Pandu, potrà da Me venire."
Poi Arjuna tornò a chiedere:
"Chi deve essere considerato più elevato: colui che è impegnato correttamente nel Tuo servizio devozionale o colui che adora il Brahman impersonale?"
Shri Bhagavan disse:
"Colui che fissa la mente sulla Mia forma personale ed è sempre impegnato nell'adorarmi con grande fede trascendentale, è senz'altro il più avanzato. Anche chi medita e desidera raggiungere il non manifestato Brahman arriva a Me, ma arduo è il suo cammino. Al contrario libero velocemente dall'oceano di nascite e morti i miei devoti."
"Caro Arjuna, se desideri fissare la tua mente in Me senza mai deviare, allora segui i principi regolatori del bhakti-yoga; in questo modo svilupperai il desiderio di raggiungerMi. Ma se non riesci a fare neanche questo, allora cerca di agire per Me. Se anche questo ti riesce difficile, allora rinuncia ai risultati delle tue attività. E se anche ciò ti sembra impraticabile, coltiva la conoscenza trascendentale."
"Colui che, libero dall'illusione, conosce Me come il Supremo Spirito, ottiene l'onniscienza. Egli mi adora con tutto il suo essere."
"Colui che è esente da odio verso tutte le creature, che è amichevole e buono verso tutti, quegli mi è caro."
Arjuna chiese:
"O Hrishikesha, spiegami cosa sono la rinuncia (tyaga) e l'ordine di rinuncia (sannyasa)."
La Suprema Personalità di Dio disse:
"La cessazione di quelle attività che hanno il solo fine di soddisfare i propri desideri materiali è ciò che gli eruditi chiamano ordine di rinuncia; e l'abbandono dei risultati che provengono da esse è ciò che i saggi chiamano rinuncia (tyaga)."
"Ogni cosa dovrebbe essere compiuta come se fosse un obbligo, senza attaccamento e senza aspettarsi alcun risultato. Mai devi astenerti dal compiere i tuoi doveri prescritti, poichè tale rinuncia è condizionata dall'influenza dell'ignoranza; se agisci in tale coscienza non sei toccato dalle reazioni del peccato."
"Solo attraverso il servizio devozionale puoi realizzarMi così come sono in realtà, e cioè la Suprema Personalità di Dio. E quando sarai in piena coscienza di Me grazie a tale devozione, entrerai nel Mio regno trascendentale."
"Così ti ho parlato degli aspetti più confidenziali della conoscenza, la quale non dovrebbe essere spiegata a coloro che non siano austeri, o devoti, o che siano vittime dell'invidia. Rifletti su tutto ciò che ti ho detto e poi agisci come meglio credi. Abbandona ogni dharma e sottomettiti a Me. Io ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere."
"Colui che studia questa nostra sacra conversazione Mi venera con la sua intelligenza, e se ascolta con fede e senza invidia si libererà dalle reazioni peccaminose e perverrà ai pianeti più alti."
Arjuna disse:
"O Acyuta, la mia confusione è svanita. Grazie alla tua misericordia, ho riguadagnato la pace e ora sono libero dai dubbi e pronto ad agire secondo le tue istruzioni."
Così, o Dritarashtra, per la misericordia di Vyasa ho ascoltato la conversazione tra le due grandi anime, Krishna e Arjuna. Essa è stata così meravigliosa che sento i capelli rizzarsi sulla testa e sensazioni di estasi pervadono il mio corpo; quando mi si ripresenta dinanzi agli occhi la sublime forma del Signore Krishna, la mia gioia è sempre più intensa.
Dovunque c'è Krishna, il Signore di tutti i mistici, e Arjuna, il supremo arciere, là sono certamente presenti l'opulenza, la vittoria, il potere sovrumano e la moralità. Questa è la mia opinione.
Bishma Parva cap. 86-89 Un sunto del Maha-Bharata


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