giovedì 23 febbraio 2012

Contentezza






CONTINUANDO A SEGUIRE I CONSIGLI DI PATANJALI OSSERVANDO I YAMA E NIYAMA, si arriva alla pratica di SANTOSA. In altre parole, si diventa contenti di quello che si è con ciò che si ha nella vita. ‘La GRANDEZZA si misura dai tuoi DONI e non dai tuoi BENI.’ L’esatto contrario della nostra cultura che ci impone accumulo e accumulo ancora perché se non hai l’ultimo modello di tutto - dalla macchina al telefonino – come fai? Concentrarsi invece e riconoscere tutti i doni e i talenti che uno ha è un modo fresco per praticare santosa nella nostra vita. Se cerchiamo di ACCORGERCI dei nostri TALENTI per poterli utilizzare per il bene nostro e della società, vivremo felici e contenti.
Generalmente parlando, se uno vive coltivando ciò che ha da offrire, si sentirà appagato, ma se vive spinto dalla paura di non avere abbastanza e di dover accumulare in continuazione, dal danaro ai beni materiali per essere contento, capirete che c’è una bella differenza nel punto di partenza. ESSERE RICONOSCENTI PER QUELLO CHE SI HA. Nischala Joy Devi suggerisce la pratica di  santosa semplicemente col apprezzare quello che si ha piuttosto che pensare sempre e solo a quello che si vuole avere.
In Savasana …. Esprimere la gratitudine per il fatto di poter praticare yoga e di attingere a queste saggezze dello yoga… provate riconoscere, apprezzare ed esprimere gratitudine per uno dei DONI CHE AVETE… poi pensate a una cosa nella vita che avete e che vi rende contenti e cercate di coltivare e di sentire il profondo senso di gratitudine per questa cosa.
Passiamo all’esercizio respiratorio di Tich Nhat Hanh, "Inspirando io calmo il mio corpo, espirando io sorrido." … sollevare gli angoli della bocca… intenzione come vorreste coltivare santosha nella pratica – spesso ci confrontiamo, ci piacerebbe (ma ciò NON è!)… cerchiamo oggi di essere contenti con ciò che siamo e dove siamo ORA 

Un pensiero a tutti i beni che si hanno per chi vive nei paesi così detti ‘ricchi’ dal bagno e la carta igienica alle macchine e i vestiti. Abbiamo gli alimenti da tutte le parti del mondo, l’opportunità di istruzione e, nonostante la crisi, possiamo scegliere quello che vogliamo fare nella vita. A volte siamo talmente presi dal procurarci tutte le belle cose che vogliamo che diventiamo cechi per quanto siamo fortunati e quanto abbiamo già.
Santosa significa prenderci del tempo per riconoscere ogni bene che abbiamo già nella vita. Praticando la riconoscenza e la gratitudine, si comincia a creare un abitudine nuova che cambia il modo in cui vediamo le cose. Provare la gratitudine agisce come il liquido di un tergicristalli, metaforicamente ripulisce il nostro cuore. Più ripuliamo il nostro cuore, più diventiamo in sintonia con la nostra luce interiore di consapevolezza: la parte costante, non soggetta al cambiamento, già perfetta, che non ha nulla da acquisire o da raggiungere.

Karen McLaren nel suo The Language of Emotions: What Your Feelings are Trying to Tell You (Linguaggio delle emozioni - quello che i vostri sentimenti stanno cercando di dirvi) dice che il dono di contentezza, che lei definisce come il saper apprezzare e riconoscere, sono gioia, soddisfazione, auto-stima, rinnovo e realizzazione. Praticando la gratitudine, essere felici con chi siamo e con ciò che abbiamo, ci fa stare bene, ci sentiamo più vigorosi e pieni di energia e ci godiamo meglio la vita. In fatti, Karen suggerisce che l’indice di quanto siamo contenti/scontenti è quando cominciamo a sentirci insoddisfatti; quello è il momento in cui bisogna iniziare a celebrare la buona fortuna e tutti i doni e i talenti che abbiamo. 
Santosa è un niyama straodinario da coltivare durante la stessa pratica di yoga, soprattutto quando ci sentiamo frustrati per il mancato “progresso" pensando alle posizioni (asana). Quando ci confrontiamo con gli altri, o abbiamo una visione idealizzata di una posizione ‘perfetta’ o di noi stessi come eravamo una volta o come vorremmo essere, ci procuriamo  solo la sofferenza. Anche solo il fatto di poter praticare yoga è già un grande dono. Moltissime persone non sono in grado di farlo o per mancate risorse economiche o per altre ragioni, per non parlare quando ci ammaliamo fino al punto da essere impediti proprio a fare la pratica degli asana. Quindi, bisogna riconoscere ed essere grati per poter essere qui sul tappetino e muovere i nostri corpi in maniera innata e di beneficio a tutto l’ambiente all’interno del nostro corpo. 
Nischala Joy Devi dice che, "per alcuni di noi aprirsi alla gioia viene più naturale che agli altri che ci devono lavorare con più attenzione." Santosha di nuovo è un eccellente pratica per coloro che sono tendenzialmente pessimisti e sospettosi riguardo alla loro pratica spirituale.
Per questa settimana come coltiverete santosa? Quali doni/talenti avete per i quali coltiverete la gratitudine? Pensate inoltre a tutti i beni che vi procurano gioia nella vita. Che ne dite di annotare ogni giorno una lista di cose per le quali vi sentite profondamente grati? Vi lascio con questo e provate continuare con il mantra di Tich Nhat Hanh, "Inspirando io calmo il mio corpo, Espirando io sorrido." A me questo mantra aiuta sempre a centrarmi nel santosa - la contentezza. 







Ringrazio Dr Melissa West per tutte le idee preziose.



http://www.melissawest.com/blog/

1 commento:

  1. Sono profondamente grata per essere al servizio di un gruppo così coinvolto nella nostra pratica.
    lili

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