mercoledì 31 marzo 2021

Pasqua e i suoi simboli, i riti mai dismessi e mai dimenticati ...


Resurrezione, rinascita, la vita dopo la morte, Pasqua e i suoi simboli, i riti mai dismessi, mai dimenticati, un’appartenenza non solo religiosa, ma la speranza ancestrale alla radice di tutte le interpretazioni che l’umanità ha messo in atto. La parte fisica della resurrezione è solo un lato totemico, ma c’è quello mentale e psicologico che ci obbliga in questo giorno alla riflessione sul concetto di resurrezione interiore, mentale e comportamentale.
Se risorgere vuole dire nascere di nuovo, riprendere in mano la vita dopo la fine declinandola ai comportamenti e agli avvenimenti, allora dovrebbe far parte di tutta la nostra vita, chiudere un tempo e aprirsi al nuovo, rinascere infondo, è darsi un’altra possibilità, ma accettando la morte, la fine di un tempo, di atteggiamenti e strutture mentali.
L’individuo, in realtà fa molta fatica a cambiare, ad ammettere che non si è più uguali al prima, a porsi di fronte a un modo di pensare o a molti comportamenti che devono essere superati, modificati. L’evoluzione è soprattutto nella nostra testa, ma ripetere continuamente il solito schema, soluzioni, reazioni, emozioni può significare fermarsi nel nulla e stare dentro la paura delle trasformazioni.
Se siamo schiavi di una violenza medievale, se non riusciamo a raggiungere certi risultati, se il tempo ci sembra sempre lo stesso, se non vogliamo vedere crescere i figli o non accettiamo i capelli che diventano grigi, e il tempo che passa, diventiamo schiavi del ritorno continuo di ciò che non riusciamo a modificare. Spesso in questi nostri tempi ci accade di essere schiavi di noi stessi, delle abitudini, dell’uso degli stessi meccanismi emotivi, sentimentali, affettivi a cui siamo abituati anche se sono diventati privi di senso.
La Resurrezione è molto più di un evento spirituale e religioso, dovrebbe piuttosto essere alla base della nostra visione del mondo, dove non si rimane mai uguali all’idea originale di noi stessi e non è detto che non siamo i fautori del nostro destino psicologico.
Ecco, la Pasqua è una grande lezione sulla fede, non tanto legata a un pensiero spirituale, o almeno non solo, quanto piuttosto alla responsabilità che abbiamo nel portare la nostra vita verso un mondo migliore. Se muoiono 147 ragazzi kenioti dobbiamo spingerci a pensare in qualche modo che dobbiamo farli risorgere, annullando la passività, la rassegnazione e l’abitudine, grande impedimento a ogni cambiamento.
Quando si rinasce, se lo acconsentiamo, dobbiamo capire che questo è il frutto della fatica di accettare il rischio di non controllare ciò che di noi avverrà. Il mondo, in fondo, è davvero come un grande uovo metafisico che si porta dentro non solo l’origine, ma la continuità di noi stessi. L’universo è la nostra Pasqua. 

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