“Sforzarsi in modo sano significa concentrarsi su se stessi:
In che modo posso migliorare?
Il perfezionismo invece si concentra sugli altri:
Cosa penseranno?
Capire la differenza tra darsi da fare in modo sano e perfezionismo è cruciale per togliersi di dosso lo scudo e riprendersi la propria vita. La ricerca mostra che il perfezionismo ostacola il successo. Anzi, è spesso il sentiero che conduce alla depressione, all’ansia, alle dipendenze e alla paralisi esistenziale. L’espressione paralisi esistenziale si riferisce a tutte le opportunità che perdiamo perché siamo troppo spaventati per condividere con il mondo qualcosa che potrebbe essere imperfetto. Si riferisce anche a tutti i sogni che non inseguiamo a causa della nostra profonda paura di sbagliare, di commettere errori e deludere gli altri. E’ terrificante rischiare quando si è perfezionisti: in palio c’è la propria autostima.”
www.ted.com/talks/lang/it/brene_brown_on_vulnerability.html
- Brene Brown: Il potere della vulnerabilità.
- Description:Brene Brown studia i rapporti umani -- la nostra capacità di immedesimarci, appartenere, amare. In un discorso intenso e divertente a TEDxHuston, condivide una visione profonda della sua ricerca, visione che l'ha portata ad una ricerca personale di conoscenza di sé stessa e dell'umanità. Un discorso da condividere.
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Inizierò con questo:
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un paio d'anni fa, un organizzatrice d'eventi mi chiamò
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perché stavo per partecipare ad una conferenza.
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E mi chiamò e disse:
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"Ho davvero delle difficoltà a
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descriverti sul volantino."
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E io pensai: "Be', dov'è la difficoltá?"
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E lei rispose: "Be', ti ho vista parlare,
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e ti chiamerei ricercatrice, credo,
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ma credo che chiamandoti ricercatrice, nessuno verrà,
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perché penseranno che sei noiosa ed irrilevante."
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(Risate)
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OK.
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E disse: " Ma la cosa che mi è piaciuta del tuo discorso
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è che sei una narratrice.
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Per cui quello che farò è chiamarti narratrice"
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E naturalmente quella parte di me accademica ed insicura
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pensava: "Come mi chiamerai?"
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E lei disse: "Ti chiamerò narratrice "
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E io pensavo: "Perché non chiamarmi folletto?"
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(Risate)
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E pensai: "Lasciamici pensare un attimo."
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Ho provato a fare un profondo appello al mio coraggio.
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E ho pensato, io sono una narratrice.
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Sono una ricercatrice qualitativa.
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Colleziono storie; questo è ció che faccio.
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E forse la storie sono semplicemente dei dati con un'anima.
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E forse io sono semplicemente una narratrice.
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Per cui risposi: "Sai che c'è?
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Perché non scrivi semplicemente che sono una ricercatrice-narratrice."
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E lei rispose: "Ah ah. Ma questo non esiste."
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(Risate)
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Per cui: io sono una ricercatrice-narratrice,
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ed oggi sto per fare un discorso --
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e parleremo di espansione della percezione --
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e voglio parlarvi e raccontarvi alcune storie
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su una parte della mia ricerca
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che fondamentalmente ha espanso la mia percezione
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ed ha effettivamente cambiato il mio modo di vivere ed amare
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e lavorare ed essere genitore.
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E qui comincia la mia storia.¶
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Quando ero una giovane ricercatrice, una dottoranda,
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il primo anno avevo un professore ricercatore
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che ci disse:
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"Il fatto è questo,
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se non potete misurarlo, non esiste."
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e pensavo che mi stesse facendo una sviolinata.
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Ed io feci "Davvero?" e lui rispose "Assolutamente".
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Per cui dovete comprendere
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che io ho una laurea in servizi sociali, un master in servizi sociali,
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e stavo per ottenere il mio dottorato in servizi sociali,
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e che la mia intera carriera accademica
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era circondata da persone
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che in qualche modo pensavano
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che la vita è disordinata, amatela.
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Ed io sono più un tipo da: la vita è disordinata,
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ripuliscila, organizzala,
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e mettila in una scatola bento.
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(Risate)
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Per cui pensai di aver trovato la mia strada,
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di aver trovato una carriera che mi prendesse --
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in realtà, una delle grandi massime dei servizi sociali
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è: accetta il malessere del lavoro.
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Ed io pensavo, rigira il malessere
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mettilo da parte e prendi il massimo dei voti.
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Quello era il mio mantra.
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Per cui ero molto gasata.
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E pensai, sai che c'é? Questa é la carriera per me,
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perché io sono interessata ad argomenti un po' confusi.
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Ma voglio riuscire a renderli non complicati
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Li voglio capire.
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Voglio entrare dentro queste cose
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che so che sono importanti
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e svelare il codice affinché tutti possano vederle.
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Ed iniziai con la connessione.¶
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Perché, dopo essere stato una ricercatrice di servizi sociali per 10 anni
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capisci che
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la connessione è la ragione per cui siamo qui.
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E ciò che dà uno scopo ed un significato alle nostre vite.
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E questo è tutto.
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Sia che tu parli con persone che lavorano
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per la giustizia, e la sanità mentale, e con abusi e abbandoni,
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quello che sappiamo è che la connessione,
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la capacità di sentirsi connessi è --
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neurobiologicamente è come siamo fatti --
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è la ragione per la quale siamo qui.
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Per cui pensai, sai che c'è? Inizieró con i rapporti umani.
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Conoscerete quella situazione
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quando si riceve una valutazione dal proprio capo,
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e lei vi dice che avete fatto veramente bene 37 cose,
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e che una cosa è un'opportunità di crescita?
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(Risate)
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E tutto ciò a cui riuscite a pensare è quell'opportunità di crescita, no?
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Pare che questo sia il modo in cui anche il mio lavoro è andato,
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perché, quando fai alle persone domande sull'amore,
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ti raccontano le loro afflizioni.
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Quando chiedi alle persone del loro senso di appartenenza,
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ti racconteranno le loro peggiori esperienze
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di esclusione.
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E quando chiedi alle persone di parlarti di rapporti umani,
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le storie che mi raccontano sono storie di disconnessione.
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Per tagliar corto -- dopo circa sei settimane di ricerca --¶
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mi ritrovai per caso con questa cosa innominata
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che svelò in maniera chiara i rapporti umani,
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in una maniera che mai avevo capito o che mai avevo visto.
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Per cui ho deviato dalla ricerca
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e pensato: "Devo capire di cosa si tratta."
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Ed ho scoperto che si trattava della vergogna.
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E la vergogna é veramente percepita come
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la paura di disconnessione.
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C'è qualcosa nella mia vita
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che, se scoperta da altre persone,
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farà si che non meriterò più il rapporto con loro?
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Le cose che vi posso dire su di essa sono:
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è universale; la proviamo tutti.
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Le uniche persone che non provano vergogna
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non hanno capacità di immedesimarsi o di connessione.
-
Nessuno ne vuole parlare,
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e meno ne parli, più ne hai.
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La base su cui poggia la vergogna,
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è "Non valgo abbastanza, ""--
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un sentimento che noi tutti conosciamo:
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"Non sono abbastanza pulito. Non sono abbastanza magro.
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o ricco, o bello, o intelligente,
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o non ho avuto abbastanza promozioni."
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La base di tutto questo
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è una vulnerabilità lancinante,
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questa idea che abbiamo
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per cui, affinché il rapporto si crei,
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dobbiamo fare in modo di essere visti,
-
visti davvero.
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E sapete come mi sento riguardo la vulnerabilità. Io odio la vulnerabilità.¶
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Per cui pensai, questa è la mia occasione
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per dargliele con il mio righello.
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Voglio entrarci dentro, voglio capirla,
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passerò un anno a smontare la vergogna,
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capirò come funziona la vulnerabilità
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e la vincerò con l'astuzia.
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Ero pronta e davvero gasata.
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E come sapete, non è finita bene.
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(Risate)
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Lo sapete.
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Per cui potrei raccontarvi una sacco di cose sulla vergogna,
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ma dovrei prendere a prestito un sacco di tempo di altre persone.
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Ma posso dirvi qual è il succo --
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e questa potrebbe essere una delle cose piú importanti che io abbia mai imparato
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in un decennio di ricerca.
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L'anno che avevo in mente
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divenne sei anni,
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migliaia di storie,
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centinaia di lunghe interviste, gruppi di discussione.
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Ad un certo punto la gente mi mandava pagine di diari
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e mi mandavano le loro storie
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migliaia di dati in sei anni.
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Ed io, diciamo, ci ho capito qualcosa.
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Ho capito cos'è la vergogna¶
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e come funziona.
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Ho scritto un libro,
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pubblicato una teoria,
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ma qualcosa non era ancora a posto --
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e cioè che
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se prendevo a caso le persone che avevo intervistato
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e le dividevo tra persone
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che hanno davvero un senso di dignità, di merito,
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perché tutto si riduce a questo,
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un senso di merito --
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hanno un forte senso di amore ed appartenenza --
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e persone che hanno difficoltà con questo,
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persone che si domandano sempre se sono all'altezza,
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C'era una sola variabile che
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separava le persone che hanno
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un forte senso di amore e di appartenenza
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e le persone che hanno difficoltà a raggiungerlo.
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E cioè, le persone che hanno
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un forte senso di amore e appartenenza
-
credono di meritarsi amore ed appartenenza.
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Tutto qui.
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Credono di meritarselo.
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E per me, la parte difficile
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della cosa che ci tiene fuori connessione
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è la nostra paura di non meritarci questa connessione,
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ed era qualcosa che, personalmente e professionalmente,
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sentivo di dover comprendere meglio.
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Per cui ciò che ho fatto
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è stato prendere tutte le interviste
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dove avevo visto dignità, dove avevo visto le persone vivere in quel modo,
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e ho esaminato solo quelle.
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Cosa hanno queste persone in comune?¶
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Ho una leggera dipendenza da cancelleria,
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ma questa è un'altra storia.
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Quindi, avevo una cartellina ed un pennarello,
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e pensavo, come posso chiamare questa ricerca?
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E la prima parola che mi è passata per la mente
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è stata - di tutto cuore.
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Queste sono persone di tutto cuore, che vivono con questo profondo senso di dignità
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Cosí ho scritto sulla cartellina,
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e ho iniziato a dare uno sguardo ai dati.
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In effetti, ho condotto all'inizio
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quattro giorni di
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intensa analisi dei dati
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durante la quale ho estratto interviste, storie ed avvenimenti.
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Qual è il tema ricorrente? Qual è lo schema?
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Mio marito era andato via coi bambini
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perché mi ritrovo sempre in uno stato alla Jackson Pollock,
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nel quale non faccio altro che scrivere
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e comportarmi da ricercatrice.
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Ed ecco cosa ho scoperto.
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la cosa che avevano in comunue
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era un senso di coraggio.
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E voglio distinguere per voi tra coraggio ed audacia per un minuto.
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Coraggio, la definizione originale di coraggio
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quando inizio ad essere utilizzato nella lingua inglese
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viene dal termine latino cor, che significa cuore --
-
e la definizione originale
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serviva a raccontare la storia di chi tu sei con tutto il tuo cuore.
-
Per cui queste persone
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avevano, semplicemente, il coraggio
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di essere imperfetti.
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Avevano la compassione
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di essere gentili con se stessi prima, e poi con il mondo,
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perché, come dimostrato, non possiamo essere compassionevoli con altre persone
-
se non riusciamo a trattare bene noi stessi.
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E l'ultima cosa che avevano era -- connessione
-
e qui viene la parte difficile --
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come conseguenza dell'autenticità,
-
avevano la volontà di abbandonare il sé ideale
-
per essere se stessi
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cosa che va assolutamente fatta
-
per la connessione.
-
L'altra cosa che avevano in comune¶
-
era questa.
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Accettavano completamente la vulnerabilità.
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Credevano che
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quello che li rendeva vulnerabili
-
li rendeva belle persone.
-
Non parlavano della vulnerabilità
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in maniera confortevole,
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né ne parlavano come qualcosa di straziante --
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come ne avevo sentito parlare in precedenza nelle interviste sulla vergogna.
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Ne parlavano come di una cosa necessaria.
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Parlavano della volontà
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di dire "ti amo" per primi,
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la volontà
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di fare qualcosa
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quando non ci sono garanzie (di successo, ndt)
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la volontà
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di respirare mentre attendi che il medico
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chiami dopo la tua mammografia.
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Hanno la volontà di investire in una relazione
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che potrebbe funzionare, o no.
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Pensavano che fosse fondamentale.
-
Io personalmente pensavo che fosse tradimento.¶
-
Non potevo credere di aver giurato fedeltà
-
alla ricerca --
-
la definizione di ricerca
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è controllare e prevedere, studiare fenomeni,
-
per la ragione dichiarata
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di controllare e prevedere.
-
E la mia missione
-
di controllare e prevedere
-
ora si è rivelata essere che il modo di vivere è con la vulnerabilitá
-
e smettere di controllare e prevedere.
-
La conseguenza fu un piccolo esaurimento di nervi --
-
(Risate)
-
-- che in effetti sembrava più qualcosa del genere
-
(Risate)
-
E lo era.
-
Io lo chiamavo esaurimento, il mio analista lo chiama un risveglio spirituale.
-
Un risveglio spirituale suona meglio di esaurimento,
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ma vi posso assicurare che si trattava di esaurimento.
-
Così dovetti mettere da parte i miei dati e cercare un terapeuta.
-
Lasciate che vi dica qualcosa: sapete chi siete
-
quando chiamate gli amici e gli dite:" Credo di aver bosogno di vedere qualcuno"
-
Hai qualche nome da raccomandarmi?"
-
Perché circa 5 dei miei amici pensarono,
-
"Mmh, non vorrei essere il tuo terapeuta."
-
(Risate)
-
Ed io "Cosa vuol dire?"
-
E loro risposero: "Voglio solo dire.
-
Non portare con te il tuo righello."
-
Ed io: "Ok"
-
Per cui ho trovato un terapeuta.¶
-
Al mio primo incontro con lei, Diana,
-
ho portato la mia lista
-
delle qualità delle persone di cuore, e mi sono seduta.
-
E lei mi disse: "Come stai?"
-
Ed io risposi: "Benissimo. Sto bene."
-
E lei disse: "Cosa sta succedendo?"
-
E questa è una terapeuta per i terapeuti
-
perché dobbiamo andare da quelli
-
perché i loro radar per identificare le balle sono buoni.
-
(Risate)
-
Per cui dissi,
-
"Il fatto è, che sono in difficoltà."
-
E lei fa:" Cosa trovi difficile?"
-
Ed io:" Be', ho un problema con la vulnerabilità.
-
E so che la vulnerabilità è il cuore
-
della vergogna e della paura
-
e della nostra lotta per la dignità
-
ma sembra essere anche la culla
-
della gioia, della creatività,
-
del senso di appartenenza, dell'amore.
-
E credo di avere un problema,
-
e ho bisogno di aiuto."
-
E ho detto, " Ma per favore,
-
lasciamo da parte la famiglia,
-
niente cazzate sull'infanzia."
-
(Risate)
-
"Ho solo bisogno di alcune strategie"
-
(Risate)
-
(Applausi)
-
Grazie.
-
E lei fa così.
-
(Risate)
-
E poi io dico: "Andiamo male, eh?"
-
E lei dice: "Non va né bene, né male."
-
(Risate)
-
"É quello che è."
-
Ed io dico:"O signore, sarà terribile."
-
(Risate)¶
-
E lo è stato, e non lo è stato.¶
-
E ci è voluto un anno.
-
E come sapete, ci sono delle persone
-
che, quando capiscono che la vulnerabilità e la tenerezza sono importanti,
-
si arrendono e si fanno trascinare.
-
A: io non sono cosí
-
e B: nemmeno frequento gente così.
-
(Risate)
-
Per me, è stato un anno di lotte.
-
É stata un'autodistruzione.
-
La vulnerabilità faceva pressione, ed io la respingevo.
-
Ho perso la battaglia,
-
ma ho avuto indietro la mia vita.
-
Ed a quel punto sono tornata alla mia ricerca¶
-
ed ho passato i due anni successivi
-
provando veramente a capire cosa, le persone di cuore,
-
facessero, quali scelte facessero,
-
e che cosa facciamo tutti noi
-
con la vulnerabilità.
-
Perché ci crea così tanti problemi?
-
Sono l'unica ad avere problemi con la vulnerabilità?
-
No.
-
Questo è quanto ho imparato.
-
Noi addormentiamo la vulnerabilità --
-
quando siamo in attesa della chiamata.
-
É stato divertente quando ho pubblicato qualcosa su Twitter e Facebook
-
che diceva: " Come definiresti la vulnerabilità?
-
Cosa ti fa sentire vulnerabile?"
-
E nell'arco di un'ora e mezza, ho ricevuto 150 risposte.
-
Perché volevo sapere
-
cosa c'è là fuori.
-
Dover chieder aiuto a mio marito,
-
perché sono malata e ci siamo sposati da poco;
-
l'iniziativa sessuale con mio marito
-
l'iniziativa sessuale con mia moglie;
-
essere rifiutato; chiedere a qualcuno di uscire con me;
-
attendere che il medico chiami con i risultati;
-
essere licenziato; licenziare persone;
-
questo è il mondo in cui viviamo.
-
Viviamo in un mondo vulnerabile.
-
Ed uno dei modi con cui lo affrontiamo
-
è rendere la vulnerabilità insensibile.
-
E credo che esistano prove --¶
-
e non è l'unica ragione per cui queste prove esistono,
-
ma credo che sia una ragione importante --
-
siamo la leva più indebitata,
-
obesa,
-
dipendente da droghe e medicine
-
nella storia statunitense.
-
Il problema è -- ed è qualcosa che ho imparato dalla ricerca --
-
che non si possono sopprimere le emozioni in maniera selettiva.
-
Non si può dire, questa è la roba cattiva.
-
Ecco la vulnerabilità, il dolore, la vergogna,
-
la paura, la delusione,
-
non voglio provare questi sentimenti.
-
Mi faccio un paio di birre ed un muffin con noci e banane.
-
(risate)
-
Non voglio provarle.
-
E so che ridete perché è vero.
-
Entro nelle vostre vite per mestiere.
-
Dio.
-
(risate)
-
Non si possono addormentare questi sentimenti negativi
-
senza sopprimere gli affetti, le nostre emozioni.
-
Non puoi selezionare cosa sopprimere.
-
Per cui, quando sopprimiamo questi,
-
sopprimiamo anche la gioia,
-
addormentiamo la gratitudine,
-
siamo insensibili alla felicità.
-
E poi stiamo male,
-
e cerchiamo un significato ed una ragione,
-
e allora ci sentiamo vulnerabili
-
ed allora ci facciamo due birre ed un muffin con noci e banane.
-
E si innesca un ciclo pericoloso.
-
Una delle cose a cui credo dobbiamo pensare¶
-
è come e perché addormentiamo (i nostri sentimenti).
-
E non deve essere solamente una dipendenza.
-
L'altra cosa che facciamo
-
è rendere tutto ciò che è incerto, certo.
-
La religione è passata da una credenza nella fede e mistero
-
alla certezza.
-
Io ho ragione, tu hai torto. Stai zitto.
-
Tutto qui.
-
Solo certezza.
-
Quanto più abbiamo paura, tanto più siamo vulnerabili.
-
tanto più spaventati siamo.
-
Questo è come la politica appare oggigiorno.
-
Non c'è più dialogo.
-
Non c'è conversazione.
-
C'è solo biasimo.
-
Sapete come si descrive il biasimo nella ricerca?
-
Un modo per scaricare il dolore e il disagio.
-
Siamo dei perfezionisti.
-
Se c'è qualcuno a cui piacerebbe che la vita fosse così, questa sono io,
-
ma non funziona.
-
Perché quello che facciamo è prendere grasso dai nostri didietro
-
e metterlo sulle nostre guance.
-
(Risate)
-
E spero che in un centinaio di anni,
-
le persone si guarderanno indietro e diranno "Wow!"
-
(risate)¶
-
E quello che è pericoloso, è che cerchiamo di¶
-
rendere perfetti i nostri bambini.
-
Ascoltate quello che pensiamo dei bambini.
-
Sono predisposti per lotta quando arrivano qui.
-
E quando tieni in braccio questi piccoli bimbi perfetti
-
il nostro lavoro non è dire "Guardala, è perfetta.
-
Il mio compito è tenerla perfetta --
-
fare in modo che sia parte della squadra di tennis a 10 anni e di Yale a 12."
-
Questo non è il nostro lavoro.
-
Il nostro lavoro è guardare e dire,
-
"Sai che c'è? Non sei perfetta, e sei fatta per lottare,
-
ma meriti amore e senso di appartenenza."
-
Questo è il nostro compito.
-
Mostratemi una generazione di bambini cresciuti in questa maniera,
-
e credo che vedremo la fine dei problemi che vediamo oggigiorno.
-
Facciamo finta che quello che facciamo
-
non ha un effetto sulla gente.
-
Lo facciamo nelle nostre vite --
-
Lo facciamo a livello aziendale
-
che si tratti di un salvataggio finanziario o di una macchia di petrolio
-
un richiamo --
-
facciamo finta che quello che facciamo
-
non abbia un enorme impatto su altre persone.
-
Vorrei dire alle compagnie, questo non è il nostro primo rodeo, gente.
-
Abbiamo bisogno che siate autentici e veri
-
e che diciate "Ci dispiace.
-
Sistemeremo le cose."
-
Ma c'è un altro modo, e con questo vi lascio.¶
-
Questo è quanto ho scoperto:
-
lasciatevi osservare,
-
profondamente,
-
e in maniera vulnerabile;
-
amate con tutto il cuore
-
anche se non esiste garanzia --
-
ed è davvero molto difficile,
-
e vi posso dire, da genitore, che è estremamente difficile --
-
siate grati e gioiosi
-
in quei momenti di terrore,
-
quando ci chiediamo "Posso amare così tanto?"
-
Posso credere in questo cosí appassionatamente?
-
Posso essere così agguerrito su questa cosa?"
-
Essere capaci di fermarsi e, invece di vedere una catastrofe come possibile risultato,
-
dire "Sono così grata,
-
perché sentirsi così vulnerabile significa che sono viva."
-
E l'ultima cosa, che credo sia probabilmente la più importante,
-
è credere che siamo abbastanza.
-
Perché quando lavoriamo da un luogo
-
dal quale possiamo dire "Sono abbastanza"
-
allora smettiamo di urlare ed iniziamo ad ascoltare,
-
siamo più gentili con la gente che ci sta attorno,
-
e con noi stessi.
-
Questo è quanto. Grazie.¶
-
(Applausi)
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Risorse
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