Nell’infanzia, quando le impressioni e l’ambiente circostante non hanno ancora lasciato la loro impronta inquinante, il bambino diffonde a volte attorno a sé lampi del Sé Reale Assoluto, però nella misura in cui avanza nella conoscenza delle vie del mondo, nelle quali le sue azioni e il suo comportamento influenzano l’appetito ed i suoi desideri, il suo conforto e progresso, egli comincia a tessere per se stesso un abito chiamato personalità, attraverso il quale il mondo lo conosce.
La tessitura illusoria, effimera ed il filo di quest’abito sono fatti dalle abitudini, dai pregiudizi, dalle emozioni, dal modo di pensare e di agire, dai desideri e dalle ambizioni. Una forte personalità può essere fino ad un certo livello utile per spianare la via della nostra vita e per permettere di realizzare le nostre ambizioni, ma non necessariamente anche per la riscoperta del Vero Io. L’aspirante autentico allo stato di YOGA diventa meno interessato del suo impatto sul mondo e cerca con ardore la rivelazione totale del suo Io Reale Divino.
Attraverso la meditazione profonda egli impara a distinguere ciò che è veramente Reale da ciò che non è valoroso e degno di considerazione, e si domanda: “Chi e che cosa sono Io in essenza?” Lui analizza e conosce Se stesso, domanda, apre la porta dell’intuizione e della percezione spirituale, penetrando così sulla via che porta al SAMADHI.
Secondo la filosofia YOGA, il Sé non esiste assolutamente nel senso di essere parte del mondo manifestato, oggettivo o soggettivo; esso è eterno, non nato, non cresce, resiste ad ogni cambiamento, non decade (non si altera) mai e non muore, essendo onnipotente ed immortale.
Nell’essere il SE’ è l’espressione della VERITA’ ULTIMA. La BHAGAVAD GITA afferma che il SE’ DIVINO (ATMAN) si trova nei cuori di tutti gli uomini ed è il nostro io eterno, interiore, più profondo. Solo quando realizziamo, attraverso la rivelazione, questo SE’ ETERNO e conquistiamo noi stessi, possiamo unificarci con il Supremo Infinito (DIO).
PRANA – Letteralmente “respirazione”, “soffio vitale”. Energia sottile macrocosmica che penetra, nutre e conserva il corpo manifestandosi nel modo più chiaro nelle creature sotto forma dei soffi sottili. Patanjali parla del prana nel corso del quarto stadio (Pranayama) del sistema Yoga. Allo stesso tempo, il prana gioca un ruolo essenziale sia in Hatha Yoga che in tutte le altre forme di Yoga. L’Atharva Veda lo impersonifica e gli dedica un inno. L’induismo distingue 5 diverse categorie di prana principali:
- Apana – che assicura l’eliminazione di tutte le materie residuali e si manifesta specialmente nella parte inferiore del corpo, che è controllata attraverso Muladhara chakra;
- Vyana – che veglia sulla circolazione della linfa ed è controllata tramite Swadhisthana chakra;
- Samana – che sorveglia il processo di assorbimento e di assimilazione del cibo e mantiene l’equilibrio del corpo, vegliando sui metabolismi chimici legati all’alimentazione e che è controllata attraverso Manipura chakra;
- Prana – l’essenza del soffio, la forza vitale in sé – controllata attraverso Anahata chakra;
- Udana – che agisce sulla parte superiore dell’organismo e facilita lo sviluppo spirituale, creando un legame tra la parte fisica e la parte spirituale del nostro essere e che è controllata attraverso Vishuddha chakra.
Le forme del tutto secondarie di prana o prana minori sono:
- Naga – il rutto e il singhiozzo;
- Kurma – lo sbatter di ciglia;
- Krikara – la fame e la sete;
- Devadatta – lo sbadigliare;
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