Leiturghìa è una parola greca che designa un’opera, un ufficio pubblico. Nella traduzione greca della Bibbia dei Settanta è stata impiegata per tradurre l’ebraico“avodà”, nel significato delculto prestato a Dio dai sacerdoti e dai leviti del Tempio. Il termine dunque non indicava qualsiasi tipo di culto, bensì la forma levitica, sacerdotale, templare di esso.
Nel Nuovo Testamento “liturgia” ricorre in tutto 15 volte, ma in un solo caso si riferisce a un atto di culto della comunità cristiana (At 13,2 “mentre essi stavano celebrando il culto [facevano liturgia] al Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse..). Probabilmente il Nuovo Testamento vi avverte risonanze non volute e pertanto la ritiene poco adatta a esprimere un modo nuovo e diverso di intendere il culto. Solo nel ‘900 il termine “liturgia” è entrato nei documenti ecclesiastici per definire il culto della Chiesa. E’ stata la costituzione del Concilio Vaticano II Sacrosantum concilium “sulla sacra liturgia” a “canonizzarne” il significato. In realtà la parola era stata introdotta in Occidente dagli eruditi alla fine del XVI sec., per connotare in generale il culto pubblico cristiano. Nella Chiesa orientale la celebrazione dell’eucarestia viene indicata con l’espressione “divina liturgia”.
ETIMOLOGIA E USO DEL TERMINE
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