domenica 11 maggio 2014

“Magie dell’India” Domenica 11 maggio Casa dei Carraresi Treviso


"Come primo impatto ci si trova davanti alla statua di Ganesha, che è rappresentato con la testa di elefante, provvista di una zanna sana e una rotta, un ventre pronunciato e con quattro braccia. E qui iniziano i racconti leggendari. Ganesha, figlio di Shiva e Parvati è un ragazzo talmente bello e perfetto da suscitare le ire di un potente, il quale ordina ai suoi servi di tagliargli la testa, e poi al primo essere vivente che incontrano di tagliarla a sua volta e metterla sul corpo di Ganesha. Così il primo malcapitato che trovano sul loro cammino è un povero elefantino.
Altra leggenda, che si svelerà durante il percorso, è legata alla zanna spezzata. Essendo molto intelligente e studioso, Ganesha era solito prendere appunti durante le lezioni ed, in una di queste, mentre scriveva, gli si ruppe il pennino e poiché il maestro continuava a spiegare e non potendo perdere tempo per cercarne un altro, istintivamente si ruppe una zanna e continuò a intingerla nell’inchiostro e a scrivere. Per quanto riguarda il ventre si dice che toccarglielo porti fortuna, ma in mostra non si può………. 


Entriamo così nelle sale dedicate alle religioni, che in India sono sette: Hinduismo, Buddismo, Jainismo, Sikhismo, che sono le quattro più importanti, la religione dei Parsi, il Cristianesimo e l’Islamismo. Naturalmente questa sala è ricca di dipinti, statuette e altro che danno un’idea del significato delle singole religioni. Le sale si susseguono in un gioco veramente di magia dove si possono ammirare fotografie, gioielli, stupendi tessuti, statue, miniature, opere varie, il tutto proveniente sia da collezioni private italiane che da musei. Una saletta particolare è dedicata al kamasutra e qui sorvoliamo sui vari commenti……… altre sale dedicate ai grandi divini Ramajana e Mahabharata, si può ammirare l’arte del Gandhara, Shiva, Vishnù, Krishna, le corti dei Marahaja. 
L’ultima tappa è dedicata alla famosa “Via delle Indie”, dedicata ai nostri esploratori Marco Polo e Niccolò Mannucci, all’apostolo Tommaso e al nostro grande scrittore Emilio Salgari il quale non visitò mai l’India, ma ci fece sognare gli sfarzi delle corti e le avventure del mitico Sandokan.

C’è una chicca alla fine della visita. Ci è stata data la possibilità di poter accedere alle sale private della Casa dei Carraresi, sale non facilmente visitabili dal pubblico, e oltretutto coronata dalle spiegazioni della nostra guida Olgagrazia, con una nonna greca-turca e una russa-danese, perfettissima padrona di casa. Qui sorgeva l’antica “Locanda alla Croce” che risale circa al 1300 ed era un punto di ristoro, un ostello ed il cuore del commercio fluviale della città, proprio perché da una parte dava, e dà tutt’ora, sulla strada e dall’altra sul fiume. L’edificio era di proprietà della Famiglia di Francesco da Carrara, ma il nome Casa dei Carraresi sembra derivi non tanto dal fatto che questa poteva essere la loro dimora, ma dalla presenza sulla facciata dello stemma apposto in epoca medioevale per indicare che “l’Hospicium”, così veniva chiamato, era stato adibito, per un periodo, a sede di funzionari e soldati della nobile famiglia e che, probabilmente, lo requisirono per i loro scopi. La confinante “Casa Brittoni” fu acquistata dal gestore della Locanda alla Croce, e cioè da Giovanni Berton, e da qui il nome del Complesso Carraresi-Brittoni.

Nel 1987 l’intero complesso è stato oggetto di un grande intervento di recupero e restauro conservativo da parte di Cassa Marca ed è stato adibito a sede di mostre, convegni anche internazionali, e nel 2000 è diventato proprietà della Fondazione stessa. Si possono ammirare decorazioni murali ed affreschi. Importante è il ritrovamento di affreschi che vanno dal 1300 al 1700 come il Sant’Antonio Abate o la Madonna col Bambino che, insieme agli altri affreschi e decori rinvenuti, documentano e testimoniano il variare del gusto decorativo all’interno delle abitazioni nei vari periodi. L’ultimo piano invece è adibito a sala conferenze in stile moderno.
E’ un’interessante insieme di vecchio e nuovo che si mescolano e completano e ringraziamo la Fondazione per questa opportunità che ci è stata concessa e Olgagrazia per l’esauriente esposizione del tutto e che io, per ovvie ragioni, ho dovuto sintetizzare, sia per quanto riguarda la mostra, sia per il complesso Carraresi-Brittoni.

Qui si conclude il nostro viaggio esplorativo nell’immaginaria India, spero con molta soddisfazione e arricchimento per gli altri soci come lo è stato per me."




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La Provincia di Treviso, Terra di misteri


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